Cenni storici
Il paese ha partecipato attivamente a tutte le vicende della Lomellina, ed in particolare del territorio di Lomello. Devastato nel 1155 dalle truppe del Barbarossa, viene in seguito più volte occupato da francesi, spagnoli, piemontesi ed austriaci. A partire dal XIV secolo diventa feudo della nobile famiglia dei Malaspina, dominatrice della zona, il cui stemma è oggi visibile, insieme a quello del comune, sul Portone, emblema civico della città e baluardo dell'antico borgo.
Almeno tre devono essere stati i castelli che, in successive epoche, vengono edificati nel territorio di Sannazzaro dalle nobili casate che vi prendono dimora. Di uno di essi parla Bernardo Sacco, che narra come nella sua infanzia (nei primi anni del secolo XVI) lo avesse visto travolto e distrutto dalle acque del Po in occasione di una delle sue tante spaventose inondazioni. Un secondo castello, detto "degli Incisa", sorgeva nella parte più alta del paese, ove attualmente è via Incisa, e l'andamento delle sue mura seguiva il profilo della costa. Esso fu distrutto dagli spagnoli nel Seicento; vestigia di esso erano ancora visibili nei primi anni del nostro secolo. Oggi si possono rilevare soltanto, a filo del terreno, sul lato nord occidentale del presumibile recinto fortificato, le basi di due costruzioni cilindriche - forse due torri angolari - fabbricate con materiale eterogeneo (mattoni, ciottoli, pietre) secondo l'uso medievale. Una terza costruzione fortificata sorgeva nello stesso luogo ove, nella metà del secolo XVI, i Malaspina eressero il loro castello, forse sulle fondamenta del precedente. Edificio residenziale che nulla ha in comune con la rocca di cui narra la storia, il "Castello Malaspina", molto deteriorato ma non privo di eleganza; situato al termine della breve via del castello a margine del centro storico, è l'unico che si offra ancora alla nostra osservazione.
I monumenti e le opere d'arte
In memoria di una delle più minacciose inondazioni del Po (1705) la popolazione erige (1706-1714) un piccolo santuario intitolato alla Madonna della Fontana (foto a lato) e provvede a scrivere sull'arco posto all'ingresso del paese (verso Pavia) un'epigrafe, ancora oggi visibile, in cui si rende grazie alla Vergine per l'improvviso e miracoloso ritirarsi delle acque e per la salvezza degli abitanti. Il Santuario conserva un affresco medievale dedicato alla Vergine, quadri settecenteschi ed un pregevole mosaico, realizzato di recente, che si erge sulla grande fontana esterna.
Al centro del paese sorge la bella Chiesa Parrocchiale, di epoca gotica, intitolata ai Santi Nazzaro e Celso; è stata costruita nel 1400 e più volte ristrutturata; nell'interno, a tre navate di cui quella centrale con bella copertura a capriate lignee, sono conservati affreschi del 1500, una pregevole Via Crucis su tela del pittore lomellino Paolo Maggi e, soprattutto, due splendide statue lignee dei santi patroni (XIV sec.), posti di lato ad un imponente Crocifisso (XV sec.). Notevole è anche l'alta torre campanaria ad archetti in stile gotico - romano.
L'altra importante chiesa è quella di San Bernardino, eretta nel 1782 sulle fondamenta di una chiesa quattrocentesca officiata dalla Confraternita dei Disciplinati. Di stile ionico, è dotata all'esterno di un bel portale in bronzo, opera dello scultore Tito Gasperini.
Di notevole, al suo interno, segnaliamo due tele di Paolo Maggi (1800) ed un pregevole organo a canne Lingiardi. Degni di nota sono l'accogliente Parco comunale Allevi, dotato di alberi secolari e di moderne quanto suggestive architetture acquatiche, e molti palazzi signorili: i settecenteschi palazzo Pollone e villa Pollini, l'asilo Antona Traversi, i palazzi Cardoli, palazzo Allevi, l'antico caseggiato detto del Castello e palazzo Fugazza.
La vocazione contadina dei suoi abitanti è ricordata dal monumento alla mondina, un personaggio ormai scomparso, ma di cui è vivo il ricordo per il duro lavoro che svolgeva e per l'allegria che portava in queste terre durante i quaranta giorni annuali dedicati alla monda del riso.