Le foto di Paola - Sannazzaro de' Burgondi

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Lo sguardo di Paola Cariati
Natura e luce pennellata
 
Intorno ai quindici anni la sannazzarese Paola Cariati si avvicinava al mondo della fotografia. Classe 1970, figlia di padre calabrese e mamma veneta, si è avvicinata allo scatto durante le gite con la propria famiglia. «Mio padre faceva le fotografie, così gli rubavo la macchina una compatta e facevo anche io delle foto, foto di paesaggi. Mi sono innamorata dei tramonti e delle albe e ho iniziato a fotografare le albe e i tramonti seguendo i ritmi della natura, svegliandomi presto e prestando attenzione principalmente i secondi.
 
Con l'avvento dei social e con questa passione in mano, ho deciso di comprare una reflex più professionale che mi permette di fare foto migliori. Sono arrivata a realizzare una prima mostra "Dolce fotografia" con una ragazza appassionata di dolci in cui chi guardava la mostra poi poteva degustare qualche dolcetto. In seguito, ho iniziato a creare il mio genere di fotografia, la paesaggistica aveva il sopravvento, io amo le risaie della nostra Lomellina. Con le mie amiche mi diverto a fare foto ritratti, all'esterno o in strada - afferma Paola, che precisa - queste foto per rispetto non le pubblicizzo, se non lo fanno loro solitamente lo evito. Nel 2020 in piena pandemia ho cercato di studiare qualche cosa che mi permettesse di fotografare in casa e ho adottato la tecnica della luce pennellata», prosegue. Il Light Painting o il Light draw, infatti, sono termini che descrivono le tecniche fotografiche per spostare una fonte di luce mentre si scatta una fotografia a lunga esposizione, sia per illuminare lo spazio, sia per illuminare la fotocamera per disegnare muovendo la fotocamera stessa durante l'esposizione di sorgenti luminose. La tecnica, esistente dal 1880, è stata resa famosa ai più grazie a Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. «Io vado a dare la luce aiutata dalla torcia nelle condizioni che mi interessano. Mi ispiro a Caravaggio per la tecnica della luce, come si può evincere dalle sue nature morte equiparabili a quelle dell'artista. Mi ero promessa che avrei realizzato una mostra, finito questo periodo, e a settembre 2021 a Sannazzaro ho riscosso un grande successo, di cui sono molto contenta. È una tecnica che mi piace e che cercherò di mostrare magari anche in altri Comuni della Lomellina.

Per quanto riguarda la paesaggistica le mie foto più belle sono quelle delle risaie allagate. Questa passione mi ha permesso di conoscere anche gli animali che popolano la Lomellina dall'airone all'ibis, sono riuscita anche a immortalarli, capire come vivono, studiare la loro migrazione. Alla fine, ho trasmesso questa passione a mio marito che ha ripreso la macchina fotografica e segue la naturalistica. Rilevanti sono anche le mie composizioni floreali, di fiori che mi sono stati regalati: essendo recisi, li ho fotografati in diversi scatti fermandoli nei loro passaggi di tempo e sono rimasti così nel ricordo», conclude Paola che nel 2018 ha avuto modo di fare foto con Graziano Perotti. «Siamo andati in Marocco per questo workshop ed è stata una bellissima esperienza, ci ha portato in posti non turistici e siamo stati in contatto con la popolazione facendo foto e scatti rubati completamente diversi dai soliti, dove i paesaggi sono spettacolari a livello fotografico ed emotivo» Paola ha realizzato dei calendari con paesaggi lomellini a scopo benefico. «Non ho intenzione di farne un lavoro, lo lascio a chi lo fa di professione e ho ancora molto da imparare però la coltivo come passione condividendola con gli amici e uscire a farle con chi condivide la mia passione» conclude umilmente.


Il territorio Lomellino....
La Lomellina, un mosaico di acqua e di terra, una superficie liscia e piana dove, nei 60.000 ettari delle sue risaie le vie di fuga sono gli argini, i camminamenti appena rialzati sono limite e tratto d’unione. Il territorio perfettamente livellato della Lomellina è punteggiato dal microcosmo raccolto di piccoli paesi e di grandi cascine. La sua storia è nel lavoro degli uomini, che da più di mille anni si sono adoperati per livellare i dossi di sabbia e ciottoli modellati dalle piene dei suoi tre fiumi (il Sesia, il Ticino e il Po), le conche, gli avvallamenti, per convogliare rogge e canali.

Scorci di Sannazzaro....







Le Mondine....
La mondina (dal verbo "mondare", pulire) era una lavoratrice stagionale delle risaie.
Pubblichiamo alcuni scatti di Paola Cariati che raccontano la vita delle mondine.
Alcuni di questi scatti sono stati effettuati durante le riprese del documentario promozionale sul nostro bellissimo territorio pavese, documentario realizzato da Marco Rognoni per iniziativa della Camera di Commercio di Pavia nell’ambito dell’attività di valorizzazione internazionale della cultura e dell’economia del territorio pavese attraverso le sue eccellenze, raccontate dai testi di Roberto Mollica con la suggestiva narrazione di Ruggero Andreozzi.

Pavia
Il primo insediamento nell'area di Pavia si deve ad antiche popolazioni della Gallia transpadana, forse i Levi, i Marici o gli Insubri. La città fu fondata dai Romani, a cui si deve la pianta della città, rimasta intatta fino a oggi, a castrum (accampamento militare) romano; la città aveva il nome di Ticinum. A partire da Aureliano, fino a Costantino I, fu anche sede di un'importante zecca, battendo moneta sia durante il periodo degli Imperatori illirici, sia durante la tetrarchia e la successiva guerra civile. Ticinum era il punto di arrivo di un'importante strada romana proveniente da Milano.
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Le foto di Paola

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